Mi hai scritti di quelle emozioni notturne che passano veloci tra le orecchie. Quelle sensazioni che lasciano briciole lungo il tragitto. Brividi di spettri e fantasmi. Avrei voluto essere la coperta che ti avvolgeva mentre i turbamenti prendevano forma nella stanza. Sarei voluto essere la finestra attraverso la quale la prima luce ti ha destata. Sono stato invidioso dell’acqua che stamattina ti ha carezzato il viso. Triste della lontananza che ci separa.
Dispiace anche a me sai?! Non poterti vedere. Sentirti sola, te che sei sole. Non parliamo di realtà o fantasia, la verità è che tu sei là ed io qua. Scappare da me stesso, fare ipocrisie, rischiare soldi tempo e denunce non farebbe bene a me. Non farebbe bene nemmeno a te di rimbalzo.
Ero illuso che una quarantena si trasformasse in una fuga romantica. Forse sono io che vivo troppo nelle favole?
Sono fiero di quanto tu stia facendo per te e per la tua famiglia. La spinta di sacrificale altruismo che ti contraddistingue è difficile da dimenticare. L’intelligenza, l’autosufficienza, la sensibilità e si anche l’instabilità che fanno di te ciò che sei rendono me soddisfatto di una scelta che farei e rifarei. Se queste parole non bastano per farti comprendere il mio mondo, ne spenderai altre 1000 100000 10000000. Non comprendersi è solo una questione di parole per questo vorrei essere di fronte a te per parlarti con il corpo.
“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!” Luigi Pirandello