Quali processi chimico fisici, quali micro correnti inconsapevolmente hanno luogo in noi a generare i sentimenti. Fenomeni tanto imperscrutabili di difficile comprensione e indagine dell’origine, quanto vividi e potenti innati esplodono. Vibrazioni, pelle d’oca, calore, sudore, leggerezza, agitazione. Emozioni che pulsanti ci danno la spinta di vita.
Pensavo a loro oggi mentre passeggiavo (passeggiata di qualche chilometro per far passare il tempo). Spesso i sentimenti li ostacoliamo, non li viviamo a pieno, non siamo in grado di lasciarci pervadere dalla loro potenza, significherebbe perdere il controllo e divenire animali. Allora li strumentaliziamo prendendoli come metro di giudizio: se ad un evento, luogo, persona o momento riconosco di essere pervaso da questa spinta inconscia, allora so che certamente ha un significato per me e maggiore la spinta maggiore l’importanza.
Abbandonarsi agli improvvisi turbamenti, dimenticare cosa sia la ragione ed inaspettatamente vivere d’emozioni. Pensavo che per ogni cosa esiste il giusto parametro, la giusta misura per risultare piacevole ed inebriante. La verità sta nel mezzo e noi funamboli ci bilanciamo con l’asta delle emozioni su un precipizio senza corda di sicurezza. Una folata di vento, una goccia di pioggia, un raggio di sole negli occhi e non ci siamo più. Un lato troppo pesante della sbarra per l’equilibrio e la caduta si prospetta. La caducità della vita, la vita che è la fune ed ha la sua esatta lunghezza che non sempre è giusta.
Riflessioni ungarettiane senza guerra. Almeno per ora, dice mia mamma.