Giorno 13 ” Storia della corona infame”

Se vi chiedessero che senso sacrifichereste fareste fatica a sceglierne uno? Ce n’è uno a cui potreste attribuire un’importanza secondaria? Uno senza il quale riuscireste a vivere serenamente?

Io no, penso che la soluzione migliore sarebbe una scelta casuale. Sono convinto che le sensazioni abbiano un fil rouge, una connessione, una sincronia perfetta. Se qualcosa non possiamo assaporarla a pieno diciamo che è astratta, un concetto come ad esempio riteniamo lo siano i numeri o le parole. In realtà la maggior parte si sbaglia (forse?) perché qualche fortunato come Kandinskij o Massiaen o persone affette da autismo affermano di sentire numeri, colori, parole, note con tutti i sensi. Si tratta di un’esplosione di percezioni in ogni istante per qualunque cosa. Una benedizione quanto una maledizione, mi viene da pensare. Salvo questi prodigi eccezionali tutti noi comuni mortali ci basiamo su tutti i sensi per catalogare l’estraneo o le emozioni. Mi chiedo quindi ad una persona che è abituata ad un sistema tale quanta difficoltà sia richiesta per riassortire tutto il suo spettro di conoscenze se venisse a mancare un solo singolo senso. Una fatica immane. Penso sarebbe come rinascere una seconda volta senza essere neonati. Questa riflessione mi viene pensando alla reclusione cui siamo costretti per il nostro bene. Quasi come la privazione del tatto del gusto e dell’olfatto, fortunatamente per un periodo limitato. Nel senso che i mezzi che abbiamo ora (ripeto fortunatamente) ci permettono di comunicare e guardare le persone a noi lontane ma senza poterle toccare, abbracciare, baciare, assaporare a pieno insomma. Questa dissonanza stimola il cervello però, almeno il mio, rievocando situazioni ed episodi catalogati con tutti e 5 i sensi, il risultato è che l’esperienza che vivo è amplificata di tutti quei ricordi sensoriali che mi mancano e che prima c’erano. Vivo a metà tra un mondo onirico fatto di allucinazioni sensoriali ed il moto reale in cui posso sentire e guardare. Ogni chiamata è un’estasi dei sensi. Questo è l’effetto della quarantena. Spero continui, inizia a creare dipendenza.

Oggi ho dipinto, mantenendo il trait d’union con l’artista maledetto che vive il mondo come un’allucinazione, mentre ero fuori all’aria aperta (sul mio balcone) e contemplavo la nascita della natura che esplode in tutto il suo profumo di terra appena vangata e nuvole quasi un sapore di torta di rose e zenzero quasi il profilo sfuggevole di una sconosciuta mentre gira l’angolo quasi le campane prima di messa la domenica quasi un piumone sul quale si sprofonda dolcemente all’infinito.

I quadri sono all’asta perché come ogni giovane pittore maledetto degno di tale nome e aggettivo sono squattrinato ed ho bisogno di soldi. Come la storia insegna nessuno me li comprerà. E ve ne pentirete, la storia insegna anche questo.

“La Fleur”, 420×297 acquarello su carta.

Basta d’asta: 10’000€

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La Fleur

“Le Paysage”, 297×420 acquarello su carta.

Base d’asta: 500€

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