Giorno 42 “La sera andavamo in via Salotto”

Stamattina ho inviato a esattamente 112 indirizzi mail la stessa lettera. Essa rappresenta un mio sfogo verso il giornalismo distopico che viviamo da qualche anno, vuole essere una provocazione per generare riflessioni importanti. Tra quei 112 indirizzi mail ci sono le più importanti testate giornalistiche ed emittenti televisive del nostro paese. Spero che qualcuno ci abbia pensato e sia arrivato fino in fondo alla lettera. Per ora l’unica risposta che ho avuto è stata da parte del gabibbo che mi ringraziava di aver inviato la mail, sarà un segno del destino?

Ecco a voi la lettera:

Cari giornalisti,

Vi scrivo a seguito di lunghe riflessioni ed esitazioni a riguardo. Oggi per l’ennesima volta ho avuto lo stimolo a recare le dita sulla tastiera e guidate da etica e patriottismo le ho lasciate fare. Mi presento, sono Andrea Salerno residente in provincia di Brescia, laureando in Scienza dei Materiali, dipendente di un negozio in un centro commerciale e come cameriere in un bar nei fine settimana ed ora in cassa integrazione, recluso assieme alle mille difficoltà e la monotonia come tantissimi altri cittadini italiani e non.

Questa lettera per quanto importante, efficace, potente possa essere nasce come sfogo e tentativo di comunicazione. Nonostante non sia del settore mi sforzo sempre a comprendere e approfondire le difficoltà del giornalismo e della divulgazione quotidiana. In questi tempi così rapidi e con strumenti dalla molteplicità sempre più numerosa e diversificata mi impegno a capire la dedizione delle persone del settore che tengono aggiornate milioni di persone vagliando le notizie veritiere ad un ritmo frenetico, cerco di intendere le volontà onorevoli di chi impiegato in questo settore viene spremuto, risicato, obbligato e a volte ridotto solo ad un titolo d’effetto.

Stimo profondamente coloro che compiono il loro lavoro e con dedizione vogliono informare nel vero senso del termine; essi possono essere reputati, senza falsa umiltà, filosofi della quotidianità, etimologicamente “amanti della conoscenza” e questo amore incanalato tra le parole genera informazione utile e costruttiva. Costoro sono gli Aurighi che imbrigliano il tessuto sociale lottando tra i cavalli imbizzarriti della falsità e delle manipolazioni padroneggiando la più austera chiave di lettura volta alla verità.

Purtroppo noto con estremo dispiacere che anche in questi giorni di precarietà i filosofi della quotidianità sono in numero esiguo. Questo può essere dovuto a due fattori: o pochi ciarlatani lavorano per molte testate contemporaneamente oppure, aimè, in molti che si reputano e dovrebbero agire da giornalisti sono in verità sofisti, nell’accezione socratica. Divulgatori di informazioni per solo compenso. Costoro sono i giornalisti spregiudicati che reputano le parole venali e niente più, scevre di qualsivoglia contenuto, messe una dopo l’altra in sequenza incerta ed inesatta perché il contenuto non conta, ora importa il click del mouse o il dito che pigia sul titolo o la foto accattivante.

Mi chiedo se siamo noi lettori padri di questi sofisti o se lo sono loro stessi. Di certo le notizie false, che io reputo l’inizio della degenerazione della libera informazione, l’inizio del plagio della realtà o addirittura la creazione di realtà parallele, non si sono inventate da sole. Sarà un misto di fattori ingarbugliati e cavillosi la cui indagine è complicata e che conseguentemente genera risposte complicate. Una cosa è certa però: tutto è votato alle divinità Capitalismo e Consumismo. Dunque il sistema in sé è la distopia di sé stesso e ora iniziamo a rendercene conto un po’ tutti. La pandemia, come già ormai avremo intuito tutti, porterà ad un cambiamento trasversale nelle nostre vite.

Proprio in questa situazione attuale d’emergenza io vi esorto e sprono, per il bene vostro, dei vostri figli e di chi come voi fa parte della stessa nazione, a divulgare notizie utili e comprensibili. In questi momenti la polemica faziosa genera solamente malumori che vanno ad alimentare la situazione angosciata già presente e persistente. Voi giornalisti che siete in grado di far insorgere folle, di plasmare la psicologia delle masse. Mi auspico che sappiate benissimo quanto controproducente potrebbe essere sfamare i propri cari con pietanze avvelenate. Che il veleno trasmesso sia rabbia o sdegno o risentimento non cambia siccome in queste condizioni siamo tutti un po’ più vasi Pandoriani e un po’ meno resilienti.

L’intento che vorrei trasmettervi non è quello di andare contro l’articolo 21 della costituzione che abbiamo guadagnato, a costo non indifferente, nel dopo guerra e che permette a me di scrivere ed inviarvi questo sfogo. Non si tratta di istigare ad una stampa di regime che omette situazioni, contesti e decisioni di greve portata bensì di spronare a considerare la situazione e la connessa rilevanza di alcuni protagonisti dei vostri articoli. Esorto ad una rivalutazione in relazione al contesto emergenziale odierno dei gesti e delle parole di certi gruppi e esponenti istituzionali e non. Vagliare con abnegazione l’utilità di titoli e articoli che potrebbero generare spaccature nella frazione di cittadini più debole che necessita maggior protezione perché votata alla superficialità.

Cerchiamo di non aggiungere crisi alla crisi (quella vera non è ancora iniziata).


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