Ho passato una settimana in casa con la mia morosa, siccome per limitate spostamenti contatti e molto altro abbiamo deciso di passare alternatamente settimane assieme e divisi, come già avevo raccontato. Diciamo che è stata una settimana molto provante per me e per i miei sentimenti per motivazioni che vi saranno chiare proseguendo. La mia morosa, sua sorella, suo fratello ed i suoi genitori sono una famiglia molto bella ed unita, sana e completa. I genitori hanno dei ruoli chiari e ben definiti ma che non sono troppo standardizzati o statici, c’è comunque un dinamismo che rende la coppia in sé ben bilanciata ed affiatata all’apparenza il che si ripercuote sulle scelte e l’educazione dei figli. Quale genitore può mai sapere se le scelte su un figlio sono quelle giuste, solitamente si aspettano con ansia i risultati che si mostrano dopo qualche decina d’anni generalmente. Da quello che a me è parso le hanno imbroccate le scelte, se non tutte, quasi. In famiglia parlano molto tra loro durante i pasti e non, rendendo tutti molto uniti e coesi ed è chiaro che gli screzi e i litigi ci siano, sono costruttivi per entrambi le parti se volti nel modo positivo e devo ammettere che per quello che ho visto trasmettono sicurezza e capacità diplomatiche che permettono il giusto risvolto anche delle litigate. Questo mi ha commosso molto, fin dalla prima volta che ho vissuto in prima persona questo calore. Il problema, mio, nasce proprio in questo punto ed è generato da due fattori: alla mia età vorrei essere fuori casa anziché vivere ancora con mamma e già questo mi procura un senso di inadeguatezza ed incompiutezza. In più stare in casa di altri, ospitato per una settimana a mangiare bere dormire pipi cacca mi fa sentire un peso sfociando in pesanti autocritiche che possono essere stimolanti fino ad un certo punto ma oltre si ripercuotono sul mio comportamento rendendolo inadeguato. In secondo luogo, il fattore che mi ha pietrificato durante questa settimana è stata la mia adolescenza che purtroppo è ancora un bel fardello. I miei genitori si sono separati quando avevo 15 anni e da quel momento mi sono chiuso completamente in me stesso. Da ragazzino vivace ed estroverso che ero mi sono ammutolito ed alienato dalla socialità. Gli ultimi anni di liceo sono stati per me i più silenziosi, anonimi, solitari che io abbia mai vissuto e questo è un mio trascorso che vorrei cambiare, ma questa è un’altra storia. Avere a che fare con una famiglia di 4 persone così unita mi ha ricalcato un po’ il trauma, inconsciamente perché infatti fino all’ultimo/penultimo giorno di permanenza non avevo realizzato il tutto, mi sentivo solamente fuori luogo. I primi due giorni infatti ero immobilizzato, un’ameba, pauroso di non si sa quale mostro. Quando in realtà ciò che avevo sognato da quando avevo 15 anni era proprio quello, una famiglia unita, e inoltre mi auguro con tutto me stesso di riuscire a costruire un nido caldo come quello in cui sono stato immerso per questa settimana nel mio futuro con la mia compagna. In sostanza mi sono traumatizzato ad espormi rivivendo il dolore che per anni aveva accompagnato il mio sogno. Ho passato, e forse tutt’ora, assieme a mia sorella degli anni terribili in cui la famiglia non esisteva e quel poco che c’era veniva rifiutato per paura della sofferenza emotiva che ne sarebbe conseguita. Venivamo assoggettati dall’uno o dall’altro genitore tramite mezzi più vari perché entrambi si sentivano soli ed avevano paura di non rivederci più. Abbiamo visto e sentito litigi perpetuati per anni e anni e calunnie ed invettive che si scambiavano a vicenda rendendo delle volte noi figli il tramite, come se avessimo dovuto prendere le parti di uno piuttosto che dell’altro. Abbiamo vissuto traslochi che disorientavano la costruzione di un’interiorità salda basata su un luogo, delle persone, degli oggetti ben precisi e localizzati nello spazio reale e figurato. Tutto questo farcito da un pizzico di guerre economiche in cui il genitore più bene stante tentava di comprare o inbuonirsi i figli comprando nuovi gadget o comfort inutili, compiendo giochi di potere per dimostrare in realtà all’altro ex coniuge che era in grado di vendicarsi in una maniera più subdola. Abbiamo sofferto tanto e vedere quella famiglia così riunita mi ha stretto il cuore in entrambi i sensi, mi ha colpito l’idealità della situazione e la proiezione dei miei sogni in quella situazione ed al contempo soffrivo per l’eventuale futuro che si prospettava, che io ho vissuto, che non voglio rivivere e che non augurerei mai ai miei figli. Ah e tengo a specificare che delle mie ultime 4 morose 3 avevano genitori divorziati e la 4 i genitori erano separati in casa. Dunque era quasi una novità per me poter far parte di questo nucleo ed immobilizzarmi sia per la timidezza che per il trauma vissuto è stata l’unica reazione. Come gli animali che si fingono morti quando colpiti da terrore improvviso, così mi sono comportato io nei primi giorni, ultimamente invece stavo riuscendo ad aprirmi e quella è la strada che voglio intraprendere. I primi giorni mi sembrava di vivere un incubo tanto che sono dovuto tornare a casa di mia mamma perché ho avuto una mini crisi depressiva. L’unica cosa che chiaramente ho notato è stata la mia morosa che un pò il suo parere nei miei confronti l’ha modificato, siccome lei queste cose non le sa, penso che mi creda un pò più un rammollito e che si senta un pizzico delusa, almeno questo è quello che ho percepito negli ultimi giorni. La farò ricredere e sicuramente camminerò sulle braci del mio passato a piedi nudi e testa alta, urlando di dolore, ma non mollerò.
il tuo racconto è chiaro e credo che la consapevolezza che hai e che coraggiosamente condividi sono indicatori del buon lavoro che stai facendo per trasformare il dolore con scelte di amore per te e per la tua vita.
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Grazie, credo proprio che sfogarmi scrivendo mi aiuta molto. La strada è ancora lunga ma non mollerò sicuramente perché è la strada giusta, come hai scritto tu.
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