Cosa fare quando i punti fissi scompaiono?
Dove andare se si è sullo sterrato al buio ciecato?
Chi seguire mentre crollano in mille pezzi i mostri sacri della propria esistenza?
Senza indicazioni, strade, opzioni, prospettive, proiezioni.
Tutto scivola inevitabilmente nello sconfinato baratro dell’incertezza.
Dentro quei sottili e tangibili limiti fisici che demarcano me dal resto quanta indeterminazione impalpabile, quanto svanisce il già etereo punto fisso della mia essenza.
Disfare fare rifare e ridisfare.
Un ciclico imperfetto circolo vizioso di creazione e annichilazione.
Quante cose dovrebbero essere ed invece non sono.
Quante altrettante sono ma non dovrebbero essere.
Se baso la mia esistenza su un contrasto, allora esisto davvero o semplicemente non non-esisto?
Sono ciò che non sono ma allora cosa sono?
L’universalità di me estrapolato da ciò che è altro quanto lascia di me e dove finisce tutto il resto?
C’è un resto o il resto sono ancora io?
E tutto ciò che ero e che non ero che ruolo ha?
Oltre questo pensiero la mia certezza bacia ciò che non conosco e ciò che non potrò mai conoscere suona un dolce sottofondo.