Giorno 36 “Infocoronemia”

Fortunatamente il turno di oggi è andato bene e sia io che tutti i membri della mia famiglia stanno bene. In turno sono riuscito a lavorare in maniera coretta infatti oggi non è andato nulla di storto, contrariamente da quanto accade ultimamente. Mai niente è sotto controllo per noi infermieri o medici e questa situazione ce lo ricorda maggiormente. Coronavirus per me significa incertezza e certezza al tempo stesso. Perchè da un punto di vista medico siamo molto incerti per vari motivi sul da farsi, come reagire che tecniche usare: non c’è un trattamento specifico da adottare quindi una prassi medica o un farmaco che con certezza può aiutare il paziente a migliorare la sua condizione e nemmeno degli accorgimenti che ci possono permettere di aver un buon margine di certezza che quel che stiamo facendo è giusto. La certezza invece deriva dall’osservazione dei pazienti. Quelli che ho in reparto sono molto fragili e questo li rende estremamente instabili. Siamo certi che i sintomi sono verramemente terribili, a distanza di solo un’ora anche il paziente che poteva sembrare più stabile richiede le cure più attente ed i macchinari necessari alla ventilazione. Per questo e per via del carattere virulento siamo terrorizzati, non c’è mai da abbassare la guardia e rilassarsi, è necessario quindi essere sempre attenti ma soprattutto ad ogni evenienza. Nemmeno dopo tutto questo tempo a stretto contatto siamo riusciti a giungere a considerazioni efficaci. Per questi due aspetti coronavirus per me personalmente significa preoccupazione, per me, la mia famiglia ed i degenti che vedo soffrire giorno dopo giorno, ormai meno di prima ma comunque in un numero esiguo.

Nelle mie giornate si concentarno tutte le mie attività e le energie sul lavoro e spesso, anche quando stacco, mi trovo a pensare come potrei agire per migliorare la situazione. Cosa potrei fare per rendermi utile. Nonostante questo riesco anche a sciaquarmi di dosso le ansie e le preoccupazioni quelle poche ore in cui sono a casa e mi accorgo che è il mio tempo libero. La situazione certamente non aiuta, la quarantena è pesante per tutti. Fortunatamente però riesco a trovare stimoli anche stando a casa, comunque la mia vita è sempre stata senza orari e dunque già in precedenza mi ero abituato a ricercare lo svago nelle piccole cose a portata di mano. Penso che valga per me e per tutti la riscoperta delle piccole cose, dei dettagli che danno felicità nei momenti anhe più difficili ed in cui la situazione per quanto drammatica sia può avere un risvolto positivo. Questa forma mentis a noi personale sanitario che ogni giorno vede scenari tragici è innata o comunque è necessaria per poter continuare a svolgere il nostro lavoro.

Odio tutta l’attenzione mediatica che ora i giornalisti ( che non hanno abbastanza immaginazione per scrivere articoli differenti dal coronavirus) ora stanno riversando su di noi, potrebbe essere una lama a doppio taglio, anzi già lo è stata. Io personalmente ho sempre fatto il mio lavoro e questa situazione che coinvolge tutti quanti, più di prima, che siano ausiliari, medici o infermieri ci mette sotto i riflettori. Un lato positivo tra i tanti è che samo stati sempre sdoganati, qualunque personale sanitario che non fosse medico, ed ora ritengono tutti eroi alla pari, passando l’esagerazione della cronaca ne sono molto contento. Noi siamo eroi tanto quanto lo eravamo prima, l’emergenza non cambia il nostro scopo. Per questo il riconoscimento di questi giorni è meritato, ma non deve essere legato solamente al presente. Noi siamo sempre faccia a faccia con emergenze, grandi o piccole che siano, siamo sempre in prima linea a combattere assieme ai pazienti contro la morte, siamo sempre i primi a vedere e ad accettare le cose più terribili. Adesso c’è il coronavirus che genera una grande attenzione mediatica soprattutto per il numero di morti e per noi personale queste sono cose ordinarie con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, quello che realmente è cambiato a livello sostanziale è la congestione ed il numero di casi legati a questa malattia dalle complicanze serie.

I pazienti lottano sempre con la vita e con la morte non solo ora con il coronavirus ma da sempre e contro malattie peggiori e più devastanti.

Mi fa piacere fare il mio lavoro in queste occasioni emergenziali come in altre perchè quello che faccio può cambiare la vita della gente. Con il mio lavoro posso aiutare i cittadini e prima della nazione vengono loro che sono sempre stati la nostra priorità. La spinta patriottica che ci viene attribuita ultimamente è una chiave di lettura del nostro lavoro in cui ci mettiamo ogni giorno passione ed impegno con o senza sostenitori. Sono fiero e felice di aiutare spensieratamente.

Questa situazione ha lasciato tutti spiazziati e le precauzioni c’erano e ci sono sempre state ma pronti per la pandemia , come tutti, non lo eravamo. I casi verificatisi sono di una quantità impressionante e nonostante questo stiamo e abbiamo tenuto bene il colpo. Per questo posso dire che forse a livello gestionale e di apparecchiatura non eravamo preparati ad un’emergenza di questa portata ma a livello di personale eravamo preparati e formati al meglio anche nelle peggiori situazioni. Questo secondo me ha fatto la differenza e sicuramente nelle altre nazioni è questa la vera differenza, la scuola dalla quale siamo usciti che ci permette di essere ad un altissimo livello. Sembra che ora, anche nel mio reparto, tutto si stia ridimensionando portando ad un generale abbassamento della guardia, in realtà per me ora entra in gioco la coscienza e la consapevolezza di ogni singolo cittadino più che mai. Ora il lavoro sanitario viene a mancare ma aumenta l’allerta civica e dunque come ritraevano noi eroi anche chi si comporta in maniera eccelsa rispettando tutte le regole e le precauzioni è al pari nostro. Sono sicuro che la cosa non finisca ne nel breve ma nemmeno nel medio periodo. Le prossime settimane saranno le più delicate perchè rappresenteranno la spinta di reni finale, ci sarà da stringere i denti ancora. Io come tutti i miei colleghi non demordo. Proprio perchè tutto quello che facciamo quotidianamente è grazie alla passione che abbiamo e che abbiamo sempre avuto.

Qualunque cosa che notiamo noi personale potrebbe essere uno spunto per tutti per agire meglio un domani. Dunque siamo molto più attenti anche ad i piccoli particolari che di solito non mettiamo in evidenza. La considerazione di chiunque potrebbe essere utile nel team di colleghi per comportarci sempre in maniera più consona di fronte a questa minaccia che non capiamo ancora a pieno.

Per le corsie in ospedale respiro senso di preoccupazione ed allarme da parte di tutti, chi più chi meno, tutti cercano di distogliere più che possono la testa nei momenti liberi perchè forse ci sentiamo tutti più impotenti. Vorremmo salvarli tutti. Alcuni anziani a tratti sono felici di andarsene perchè sarebbe l’unico sollievo alle loro pene. Mentre i giovani ti supplicano quasi di fare qualcosa per aiutarli. Altri che invece non hai nemmeno il tempo di affezionarti. Queste situazioni sono all’ordine del giorno, tanto prima tanto ora l’unica differenza è la quantità di pazienti che trattiamo.

Ho notato una cosa molto triste: tanti anziani che stanno male sono da soli e non possono vedere nessuno per via della contagiosità elevata e della reclusione dei familiari. A differenza invece dei giovani che chiamano o videochiamano. Gli anziani non vedono nemmeno noi personale che siamo tenuti ad avere contatti in quantità minore possibile. Loro sono soli dalla mattina a sera e anche quando stanno per morire lo sono, senza nessuno che può stargli accanto, senza nessun mezzo per poter vedere un’ultima volta figli, nipoti o persone care.

Fortunatamente a lavoro questa situazione mi stimola ancora di più e vedo la situazione come una sfida. Mi sento in dovere di fare la mia parte e mi fa piacere farlo. Mi sento di dimostrare chi sono con coraggio di fronte a questa emergenza. Voglio dare il mio contributo ed è in queste situazioni in cui si fa la differenza ed in cui avvengono i cambiamenti. Perciò sono tanto sconvolto per la situazione quanto sono felice di farne parte e di essere in prima linea per aiutare. Il livello di attenzione richiesto ogni giorno è sempre molto alto ed io, come i miei colleghi e, sono convinto tutto il personale sanitario, siamo felici di alzare l’asticella. Ritmi come questi sono impossibili da sostenere per lunghi periodi ma questi picchi mantengono stimolante il nostro lavoro ed alimentano la grande passione che abbiamo.

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